18.7.07

Stop ai pirati (quelli veri)

Se qualcuno ha già sentito parlare del "caso Peppermint" e della simil-estorsione a danno dei 3636 utenti P2P italiani, è arrivata (finalmente) una buona notizia: sembra infatti che le leggi dello stato, quelle promulgate dai nostri legittimi rappresentanti per intenderci, non servano solo a fare da zavorra ai dirigibili.
"Roma - La cavalcata antiP2P dei detentori del diritto d'autore contro migliaia di utenti italiani ha subìto un primo e forse decisivo stop. Il Tribunale di Roma ha infatti respinto i ricorsi che l'ormai celeberrima Peppermint, insieme a Techland, entrambi clienti Logistep, avevano presentato per cercare di farsi consegnare i nomi di utenti italiani dei sistemi di sharing, come già accaduto in passato."
"Secondo Cortiana "quello che si stava configurando come uno spamming estorsivo trova una robusta interruzione. Sarebbe stupido dire che ha vinto la pirateria, piuttosto hanno vinto il diritto e le garanzie previste dalla legge per tutti i cittadini, famosi o meno che siano. Ora occorre non esitare oltre per cambiare la Legge Urbani affinché i modelli di business prendano corpo nel rispetto della natura di condivisione della rete come impresa cognitiva collettiva"."
(Da Punto Informatico).
E' un segnale importante: la battaglia di retroguardia per difendere i "copy-privilegi", quella che vuole stabilire che gli utenti sono tutti colpevoli fino a prova contraria, ha subito un arresto. Di principio. Il principio è che la tutela di presunti diritti non può scavalcare i diritti veri.
E non è una cosa da poco, tanto meno alla luce di quello che sta succedendo alla EMI. Al di là dei dati aleatori forniti dalle majors sui loro (presunte) perdite, e tenendo ben presente il caso del virus-spyware della Sony, è chiaro che il cittadino-consumatore compra più volentieri, quando non viene automaticamente etichettato come delinquente.

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